Cambiamenti climatici e territorio. Pubblicato lo Special Report IPCC
Il territorio è un risorsa fondamentale, afferma il Report dell’IPCC. È sotto pressione da parte delle attività umane e dei cambiamenti climatici, ma è anche parte della soluzione
GINEVRA, 8 agosto, 2019 – Il territorio è ormai sottoposto, da parte delle attività umane, a una crescente pressione cui si aggiunge quella portata dai cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, ha affermato l’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel suo ultimo Rapporto, l’obiettivo di contenere la temperatura ben al di sotto dei 2°C può essere raggiunto solamente riducendo le emissioni di gas a effetto serra prodotte da tutti i settori, compresi quelli che riguardano il territorio e il cibo.
L’IPCC, l’istituzione mondiale per la valutazione dello stato della conoscenza scientifica sui cambiamenti climatici, gli impatti, i potenziali rischi futuri, e le possibili opzioni di risposta, ha visto i governi approvare il Summary for Policymakers (Sintesi per i decisori politici) dello Special Report su Climate Change and Land (SRCCL).
Il Rapporto costituisce il contributo scientifico fondamentale per i prossimi negoziati sul clima e l’ambiente, come la Conferenza delle Parti della Convenzione ONU per combattere la desertificazione che si terrà a New Delhi, India, a settembre (COP14) e la Conferenza della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25) che avrà luogo a Santiago del Cile a dicembre.
“I governi hanno chiesto all’IPCC di affrontare la sfida di realizzare la prima esaustiva analisi dell’intero sistema che comprende il territorio e il clima. Lo abbiamo fatto attraverso molti contributi di esperti e di governi di tutto il mondo. È la prima volta, nella storia dei rapporti dell’IPCC, che la maggioranza degli autori – 53% – provengono dai paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato Hoesung Lee, presidente dell’IPCC.
Questo rapporto mostra che una migliore gestione del territorio contribuisce ad affrontare i cambiamenti climatici, ma non può essere considerata l’unica soluzione. Se vogliamo mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto del 2°C – se non sotto 1,5°C – è indispensabile ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte da tutti i settori.
Nel 2015, i governi hanno appoggiato l’accordo di Parigi per rafforzare la risposta mondiale ai cambiamenti climatici con il contenimento dell’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C, rispetto ai livelli pre-industriali, e perseguendo impegni per limitare questo innalzamento a 1,5°C.
Di fronte all’aumento della popolazione mondiale e agli impatti negativi dei cambiamenti climatici sulla vegetazione, il territorio deve rimanere produttivo per garantire la sicurezza alimentare. Esistono limiti al contributo che dobbiamo attenderci dal territorio per affrontare i cambiamenti climatici, ad esempio per quello che riguarda le colture destinate alla produzione energetica e per quanto concerne l’imboschimento. Inoltre, alberi e suolo hanno bisogno di tempo per immagazzinare efficacemente carbonio.
La bioenergia va considerata con attenzione per evitare rischi per la sicurezza alimentare, per la biodiversità, e per il deterioramento del territorio. Risultati auspicabili dipenderanno da politiche e sistemi di governance adeguati a scala locale.
Il territorio è una risorsa fondamentale
Il Rapporto Climate Change and Land sottolinea che possiamo affrontare meglio i cambiamenti climatici se insistiamo sulla sostenibilità.
“Il territorio ha un ruolo importante nel sistema climatico” ha affermato Jim Skea, Co-Presidente Working Group III.
“L’agricoltura, il settore forestale e altri tipi di uso del territorio corrispondono al 23% delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dalle attività umane. Allo stesso tempo i processi naturali del territorio assorbono una quantità di anidride carbonica equivalente a quasi un terzo della quantità emessa dai carburanti fossili e dall’industria,” ha sottolineato.
Il rapporto mostra come la gestione sostenibile delle risorse del territorio possa aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici, ha detto Hans-Otto Pörtner, Co-Presidente Working Group II dell’IPCC.
“Il territorio che è già utilizzato può nutrire il mondo che sta affrontando i cambiamenti climatici e fornire biomassa per energia rinnovabile, ma sono necessarie azioni immediate e di vasta portata in molte aree – ha continuato – anche per la conservazione e il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità”.
Desertificazione e deterioramento del territorio
Quando il territorio è deteriorato, diventa meno produttivo, limita la possibilità di crescita delle coltivazioni e riduce la capacità di assorbire carbonio da parte del suolo. Questa situazione inasprisce i cambiamenti climatici che a loro volta aggravano il deterioramento del territorio in molti modi.
“Le scelte che facciamo in relazione alla gestione sostenibile del territorio possono aiutare a ridurre e, in certi casi, a rovesciare questi impatti negativi” ha spiegato Kiyoto Tanabe, Co-Presidente della Task Force on National Greenhouse Gas Inventories.
“In un futuro con piogge più intense, aumenta il rischio dell’erosione del suolo nei terreni agricoli, e la gestione sostenibile del territorio è un modo per proteggere le comunità dagli effetti dannosi di questa erosione e dalle frane. Esistono, comunque, dei limiti a ciò che può essere fatto in questo ambito, e quindi in alcuni casi il deterioramento del territorio può essere irreversibile”, ha concluso.
Circa 500 milioni di persone vivono in aree colpite dalla desertificazione. Zone aride e regioni sottoposte a siccità sono anche più vulnerabili ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi quali ondate di calore, tempeste di sabbia, mentre l’incremento della popolazione provoca ulteriore pressione su queste zone.
Il rapporto definisce delle soluzioni per affrontare il deterioramento del territorio e prevenire, o adattarsi a futuri e ulteriori cambiamenti climatici. Il testo esamina, inoltre, gli impatti potenziali derivanti da diversi livelli di riscaldamento globale.
“Le nuove conoscenze scientifiche mostrano un aumento dei rischi, perfino in una condizione di riscaldamento globale di circa 1,5°C, derivati da scarsità di risorse idriche nelle regioni aride, incendi, deterioramento del permafrost e instabilità del sistema alimentare – ha spiegato Valérie Masson-Delmotte, Co-Presidente del Working Group I dell’IPCC – Con un riscaldamento globale di 2°C, si identificano rischi molto elevati relativi al deterioramento del permafrost e una instabilità del sistema alimentare”.
Sicurezza alimentare
Un’azione coordinata per affrontare i cambiamenti climatici può migliorare la situazione per quello che riguarda contemporaneamente il territorio, la sicurezza del cibo e dell’alimentazione, e aiutare a debellare la fame. Il rapporto mette in evidenza che i cambiamenti climatici interessano i quattro pilastri della sicurezza alimentare: la. disponibilità (produzione e resa), l’accesso (prezzi e capacità di ottenere cibo), l’utilizzo (nutrizione e cucina) e la stabilità (interruzioni della disponibilità).
“La sicurezza alimentare sarà sempre più colpita dai cambiamenti climatici con diminuzione delle rese produttive – specialmente nelle regioni tropicali – aumento dei prezzi, diminuzione della qualità nutrizionale degli alimenti, interruzioni delle filiere alimentari”, ha affermato Priyadarshi Shukla, Co-Presidente del Working Group III dell’IPCC.
“Assisteremo a effetti diversi in diversi paesi – ha continuato – ma gli impatti più drastici colpiranno gli stati in cui le popolazioni hanno i redditi più bassi in Africa, Asia, America Latina e nei Caraibi”.
Il rapporto evidenzia che circa un terzo del cibo prodotto va perso o sprecato. Le cause di questo dato differiscono sostanzialmente tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, così come differiscono tra regioni. La riduzione di questi sprechi e di queste perdite ridurrebbe le emissioni di gas serra e migliorerebbe la sicurezza alimentare.
“Alcune scelte alimentari richiedono più suolo e più acqua, e causano maggiori emissioni di gas serra di altri” ha detto Debra Roberts, Co-Presidente del Working Group II dell’IPCC, che ha aggiunto: “Diete bilanciate che si fondano su alimenti a base vegetale, come cereali integrali, legumi, frutta e verdura, e cibo di origine animale che siano prodotti in maniera sostenibile, con sistemi a basse emissioni di gas a effetto serra, forniscono maggiori probabilità di limitare i cambiamenti climatici e sviluppare un percorso di adattamento”.
Nel report si legge che esistono modi per gestire i rischi e ridurre vulnerabilità inerenti il territorio e il sistema alimentare.
La gestione del rischio può migliorare la resilienza delle comunità agli eventi estremi che impattano i sistemi alimentari. Questo può essere un risultato derivante dal cambiamento di abitudini alimentari o anche di attività finalizzate ad un utilizzo delle colture che prevenga l’ulteriore deterioramento del territorio e favorisca la resilienza verso eventi meteorologici estremi e variabili.
Altri modi di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici riguardano la riduzione delle ineguaglianze, il miglioramento dei redditi, l’equo accesso al cibo in modo da non lasciar che alcune regioni siano svantaggiate (dove ad esempio il territorio può fornire un’adeguata produzione alimentare). Esistono poi metodi per la gestione e la condivisione dei rischi. Alcuni di questi, come i sistemi di allerta precoce, sono già disponibili.
Un focus generale sulla sostenibilità, accoppiato con azioni immediate, fornisce le opportunità migliori per affrontare i cambiamenti climatici. Questo focus comprende una bassa crescita demografica, una riduzione delle diseguaglianze, un miglioramento dell’alimentazione e una diminuzione degli sprechi alimentari.
Queste azioni potrebbero favorire un sistema alimentare più resiliente e rendere maggiori porzioni di territorio disponibili per bioenergia e, allo stesso tempo, proteggere le foreste e gli ecosistemi naturali. Tuttavia, in assenza di azioni immediate maggiori porzioni di territorio saranno necessarie per bioenergia, con la conseguenza di dover affrontare difficili scelte sul futuro della sicurezza alimentare e dell’uso del suolo.
“Politiche a supporto di una gestione sostenibile del territorio sono importanti, assicurano la disponibilità di cibo per le popolazioni più vulnerabili, e mantengono il carbonio nel suolo riducendo le emissioni di gas a effetto serra” ha affermato Eduardo Calvo, Co-Presidente della Task Force on National Greenhouse Gas Inventories.
Il territorio e le risposte ai cambiamenti climatici
Anche le politiche che sono al di fuori del dominio del territorio e dell’energia, come quelle sulla mobilità e l’ambiente, possono produrre una differenza rilevante nell’affrontare i cambiamenti climatici. Agire tempestivamente è più conveniente dal punto di vista dei costi poiché è una scelta che contribuisce a evitare le perdite.
“Ci sono cose che stiamo già facendo. Abbiamo tecnologie e buone pratiche che però devono essere implementate e usate in posti dove non sono ancora presenti”, ha spiegato Panmao Zhai, Co-Presidente del Working Group I dell’IPCC, che ha concluso: “Esiste un concreto potenziale che passa attraverso un uso del suolo più sostenibile, la riduzione del consumo eccessivo e dello spreco alimentare, l’eliminazione delle attività che portano al disboscamento e agli incendi boschivi, il divieto di un’eccessiva raccolta di legna da ardere, la riduzione di gas a effetto serra. Tutte iniziative che contribuiscono ad affrontare i cambiamenti climatici legati al territorio.