Così la scienza porta il futuro nel presente
Gli scenari climatici sono il linguaggio attraverso il quale i modelli climatici descrivono dei futuri possibili. Ma come facciamo a dare vita a questi futuri usando la matematica e l’ingegno? Massimo Tavoni, autore dell’IPCC e direttore di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, spiega come la scienza progetta gli scenari che, a loro volta, ci aiutano a comunicare la sfida del clima e a fornire informazioni a supporto delle decisioni.
Quando si pensa al cambiamento si pensa al futuro. Poiché il clima sta cambiando a causa dell’influenza umana derivante dalle scelte del passato, ciò che facciamo oggi ha il potere di plasmare ciò che accadrà nei prossimi anni.
Gli scenari sono immagini alternative di come diversi futuri possono prendere forma. “Descrizioni coerenti e plausibili di possibili stati futuri del mondo”, secondo l’IPCC, il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, il cui Sesto Rapporto di Valutazione prende in considerazione cinque diversi scenari.
Cinque futuri possibili, che vanno dallo scenario peggiore, che descrive un mondo senza interventi sul clima e caratterizzato da uno sviluppo alimentato da combustibili fossili, fino a quello più ottimistico e ambizioso. Nel miglior futuro possibile, il mondo virerà verso una strada più sostenibile, raggiungendo l’obiettivo del Net Zero entro il 2050 e quello dell’Accordo di Parigi di non superare gli 1,5 gradi Celsius di riscaldamento entro la fine del secolo.
“Gli scenari climatici sono idee di futuri e le loro traduzioni matematiche”.
Massimo Tavoni, direttore di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment
“Gli scenari climatici sono idee di futuri e le loro traduzioni matematiche. Soprattutto si concentrano sul cambiamento climatico, ma forniscono informazioni anche in termini di conseguenze per la società, per la salute, per il benessere, per l’energia, per le tecnologie e per molti altri aspetti”, afferma Massimo Tavoni, di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment e autore principale del 5°e 6° Rapporto di Valutazione dell’IPCC, nella sua conversazione con la giornalista scientifica Elisabetta Tola durante l’evento Voices of the Transition. La comunicazione del cambiamento climatico per un futuro sostenibile, evento organizzato dalla Fondazione CMCC.
Molti aspetti sociali ed economici delle nostre vite sono legati ai diversi modi con cui evolveranno le emissioni di gas serra, dalla rivalità regionale alle disuguaglianze, dall’istruzione allo sviluppo tecnologico, dalla crescita della popolazione alla salute e alla ricchezza di singoli paesi. Sotto il nome di Shared Socioeconomic Pathway (SSP), l’ultimo rapporto dell’IPCC mostra cinque diverse narrazioni del futuro, che identificano sviluppi socioeconomici alternativi.
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“In quanto scienziati, noi usiamo dati, numeri e modelli: un approccio molto empirico per cercare di fare proiezioni sul futuro”, spiega il Prof. Tavoni. “Ma riconosciamo che, utilizzando solo i dati del passato, possiamo prefigurare dei futuri parziali. Quello che invece abbiamo davanti è un futuro che è molto diverso dal passato. Come possiamo immaginare futuri diversi dagli anni che ci hanno preceduto, se gli unici dati che abbiamo sono quelli del passato?
“Certamente, ci sono alcuni dati e avvenimenti passati che potrebbero essere utili per capire i futuri possibili”, continua Tavoni. “Ma abbiamo anche bisogno di immaginazione. Non stiamo facendo previsioni: quello che ci interessa è pensare a quali sarebbero le conseguenze di certi futuri. Per questo chiediamo ad esperti di ambiti diversi quale sia la loro opinione sul futuro. Con il loro aiuto immaginiamo molti futuri diversi e per ognuno di questi cerchiamo di capire quali sarebbero le sfide e le conseguenze”.
Gli scenari climatici, spiega Tavoni, sono tradotti da professionisti in visualizzazioni e strumenti che ne semplificano la comprensione per i politici e per la società in generale, riuscendo così a portarli oltre il confine della sfera scientifica. Un esempio della loro applicazione è la recente , in cui il clima previsto per l’Italia nei prossimi decenni è descritto dai ricercatori del CMCC su scala urbana, secondo due scenari alternativi.
È così che la scienza può raggiungere i decisori politici e gli altri attori a diversi livelli, e quindi essere compresa, applicata e divenire utile nella vita quotidiana.
“Stiamo rappresentando dei futuri negativi in modo che le persone capiscano le conseguenze della crisi climatica se non ci lavoriamo”, aggiunge Tavoni parlando degli scienziati e della lunga tradizione della fantascienza, con la sua inclinazione a fare uso di due narrazioni estreme, descrivendo futuri distopici oppure utopici.
“Ma abbiamo bisogno anche di qualcosa nel mezzo. Un altro aspetto sul quale dovremmo lavorare – e questo è più impegnativo dal punto di vista della comunicazione scientifica – è far pensare alle persone ad un futuro brillante. Si spera che tra 20 o 30 anni la Terra sia pulita. Se pensi ad un futuro come questo, e provi a pensare a te stesso in quel futuro, non vorrai tornare indietro. Forse circolare questo messaggio non venderà molti libri, ma aiuterebbe i decisori politici ad attuare politiche ambiziose, poiché mostreremmo loro che la strada verso una società sicura dal punto di vista climatico – seppur accidentata – ci porterà ad un futuro molto migliore”.
Guarda la conversazione tra Massimo Tavoni, direttore del RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, ed Elisabetta Tola, giornalista scientifica di Radio 3 Scienza, all’evento Voices of the Transition. La comunicazione del cambiamento climatico per un futuro sostenibile.